storia bandiera italiana

La bandiera italiana è nata come vessillo militare nel 1796. All’epoca il suo unico compito era quello di distinguere i soldati italiani da quelli francesi di Napoleone. Ma già l’anno dopo, il tricolore divenne simbolo della Repubblica Cispadana. Ad un osservatore attento, non può sfuggire la somiglianza della nostra bandiera con quella francese. Il verde non fa altro che sostituire il blu parigino. I motivi della scelta di questo colore furono diversi. In primo luogo, il verde era il colore delle uniformi dei volontari che combattevano per l’Italia e delle divise della Guardia Civica di Milano. Poi, il verde brillante ricordava bene il nostro paesaggio pianeggiante.
Comunque, una volta sconfitto Napoleone, il tricolore fu abolito formalmente. Ma, allora com’è arrivato fino ai nostri giorni? E come ha fatto a diventare simbolo dell’intera nazione?
Scopriamo insieme la storia della bandiera italiana in questo articolo.

La storia della bandiera italiana: un percorso ad ostacoli

Una volta sconfitto Napoleone, non era più necessario un simbolo che distinguesse il contingente militare italiano da quello francese. I francesi avevano lasciato la nostra terra e dei loro contingenti non c’era più alcuna traccia. Per questo motivo, il Tricolore fu abolito in via del tutto formale.

Tuttavia, ad un’abolizione formale da parte dell’esercito che aveva combattuto, non ne corrispose una completa. Nelle menti delle persone che avevano visto le schiere militari affrontarsi, quel tricolore restava il simbolo del loro contingente. Molte persone, all’epoca, si erano identificate con quei tre colori. Guardando gli scontri militari da lontano, avevano sperato di poter rivedere il Tricolore sventolare vittorioso. Genitori preoccupati avevano atteso la vista di quel vessillo sventolante per esser certi della salvezza dei propri figli combattenti. Così, man mano che le battaglie diventavano più numerose, cresceva l‘affezione per quella bandiera.

Quando gli eserciti si ritirarono, dopo la vittorie delle popolazioni italiane, il Tricolore non perse importanza nelle menti delle persone. Esso restò nella memoria degli italiani che lo ricordavano come un vessillo di vittoria militare. Per questo motivo, quando gli eserciti si trovarono nuovamente ad affrontare degli scontri armati, fu deciso di rialzare la stessa bandiera.

Dal 1848 al Secondo Dopoguerra

Anche senza un proclama ufficiale, gli eserciti italiani decisero di alzare il Tricolore mentre combattevano gli austriaci. Il ricordo della bandiera sventolante sopra delle truppe vittoriose contro i francesi animava i soldati.
Con il passare degli anni, dunque, quella bandiera divenne simbolo di vittoria. Così, nel 1848, quando il Regno di Sardegna, allora guidato dalla dinastia Savoia, scese in campo nei conflitti che portarono all’unificazione del nostro paese, scelse proprio quel vessillo. A dir il vero, vi fece una modifica importante: inserì lo stemma del loro casato. Sulla striscia bianca delle bandiere dell’epoca, infatti, capeggia uno scudo costituito da una croce bianca in un campo rosso. Era questo il simbolo del casato Savoia, che gli stessi nobili vollero imporre al Tricolore.

In occasione della scesa in guerra del Regno di Sardegna, e quindi del casato Savoia, il Tricolore assunse questa definitiva forma. Lo scudo nel centro restò per molti anni. Unificata l’Italia, non vi furono dubbi sulla bandiera che avrebbe contraddistinto questa nazione. Così, la bandiera italiana venne adottata ufficialmente.

Comunque, con il procedere della storia, la bandiera mutò il suo aspetto per un’ultima volta. Nel 1946, a seguito della proclamazione della Repubblica, si ritenne più che opportuno eliminare lo stemma dei Savoia dalla bandiera. Così essa divenne quella che oggi conosciamo.

In questo modo si conclude la storia della bandiera italiana. Una storia militare, piena di combattimenti contro diversi nemici e di vittorie. Una storia recente, in fin dei conti e forse sconosciuta. Sconosciuta come la storia delle origini del Natale.

Di Valentina Terrani

Sono una scrittrice da quando ero nel grembo materno. Mi piace capire la vita, la cultura e la narrativa. Vedo la vita come un'opera d'arte in corso, a cui cerco di dare il mio piccolo contributo.