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Fin dalla scuola materna, impariamo a conoscerlo e usarlo: i mesi, i giorni, le ricorrenze annuali e le vacanze estive dei calendari, come quelli realizzati da Colorbyphoto, fanno parte del nostro modo stesso di vedere il mondo, con i suoi cicli e le sue scansioni. Ma non dobbiamo per questo pensare che, nel corso dei secoli e dei millenni, tutti i popoli e le culture abbiano usato gli stessi riferimenti – né che ciascuno dei molti calendari inventati lungo la storia sia stato un successo, e abbia funzionato alla perfezione. Il nostro calendario internazionale, che oggi sembra seguire in maniera quasi perfetta il ciclo reale del movimento del pianeta Terra, è il risultato finale di numerosi aggiustamenti, sistemazioni e correzioni operate da astronomi, matematici, fisici e perfino papi: e tutto questo dipende dalla nostra volontà di combinare in maniera regolare la durata del giorno, intesa come una rotazione completa del pianeta Terra sul suo asse, e quella dell’anno, intesa come una rivoluzione completa della Terra intorno al Sole. Un’impresa disperata, perché la rivoluzione della Terra dura, esattamente, 365 giorni… e quasi un quarto.

Non abbiamo più fortuna nemmeno se decidiamo di usare il movimento della Luna intorno alla Terra come ciclo di riferimento: questo dura infatti quasi 30 giorni – ma non un numero preciso, e soprattutto intero. Tutte le imperfezioni dei calendari usati nel corso della storia derivano proprio dal tentativo di semplificarli, ignorando queste piccolissime differenze che però, accumulandosi nel tempo, generano alla fine errori mastodontici. D’altro canto, solo i cicli dei movimenti celesti permettono un qualsiasi livello di regolarità, e quindi non c’è altra scelta per il meccanismo base del calendario che quella di adattarsi ad essi. Perfino al momento, sebbene sia indiscusso l’utilizzo internazionale del calendario Gregoriano per permettere l’interazione fra Paesi lontani, sul nostro pianeta sono in uso non meno di 40 diversi calendari, spesso con meccanismi molto differenti da quello che conosciamo.

Tornando comunque al calendario che conosciamo, quello Gregoriano, il nome deriva da quello di Papa Gregorio, che lo fece adottare diffusamente, ma ad inventarne il meccanismo (quello dell’anno bisestile, che inserisce un giorno a fine febbraio ogni quattro anni) fu in realtà un fisico di Napoli, Alvisio Lilio, che previde anche la necessità di avere soltanto 97 anni bisestili – e non 100 – ogni 400 anni per mantenere il buon funzionamento del sistema. Per contro, ci sono calendari con un meccanismo basato solo sui cicli lunari: ne è un esempio quello Islamico. E altri ancora utilizzano un meccanismo misto, basato sia sul sole che sulla luna, come ad esempio quello Ebraico. La sola costante, che attraversa ere, popoli e luoghi diversissimi, è la necessità di un qualche strumento per scandire e organizzare il tempo, che coinvolge e unisce culture lontane come le raffinate burocrazie Mandarine e i razziatori Vichinghi.

Di Roberto Rinaldo

Trascorro il mio tempo nel mondo delle parole e vivo per la comprensione.