Neanderthal circeo

È della giornata di ieri la conferma di quanto rinvenuto in una grotta vicino Latina. La località è San Felice Circeo, nota per le bellezze della costa e per i riferimenti contenuti nell’Odissea circa la Maga Circe. Non è la prima volta che viene fatta una scoperta simile in questa zona: già il 24 febbraio del lontano 1939, nella stessa grotta, era stato rinvenuto un cranio di un uomo di Neanderthal al centro di un cerchio formato da pietre. Solo nel 2019 sono ripartiti gli scavi, diretti dalla soprintendenza archeologica della provincia di Latina e di quella di Frosinone, in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Si ritiene che presto la zona sarà visitabile, ovviamente in accordo con le regole per gli spazi aperti in tempi di Covid.

Resti di Neanderthal vicino Latina: la scoperta

La zona a Sud-Est di Roma non è nuova a questo tipo di eventi. Come detto, infatti, non sono i primi resti di uomo di Neanderthal che vengono scoperti in zona. A dare l’annuncio dell’ultima scoperta, però, è stato il ministro della Cultura Franceschini.

Protagonisti di questa recente e sensazionale scoperta sono i resti di ben nove uomini di Neanderthal, di cui sette maschi, un bambino e una donna. L’analisi di questi resti mostrerebbe l’appartenenza a epoche diverse. Nello specifico, alcune risalirebbero a un periodo compreso tra i 68 mila e i 50 mila anni fa. Altre, più antiche, addirittura a 90.000-100.000 anni fa. Le ossa sono state trovate nella grotta Guattari, a San Felice Circeo, in provincia di Latina.

Le iene e gli uomini di Neanderthal

Le ipotesi più accreditate al momento sono quelle per le quali queste ossa siano i resti delle carcasse abbandonate dalle iene. Gli studiosi hanno infatti rilevato la presenza dell’impronta dentale di una iena, che comunque era una delle maggiori minacce per l’uomo di Neanderthal di queste zone. I Neanderthal erano infatti spesso fatti preda da parte delle iene, che prediligevano la caccia degli elementi più indifesi o deboli, come i bambini, i malati e gli anziani.

L’idea che siano state le iene a uccidere questi Neanderthal è avvalorata anche da altri elementi, come per esempio delle spaccature che si troverebbero alla base dei crani. In più, la parte terminale delle ossa lunghe (come per esempio i femori rinvenuti) è particolarmente ricca di calcio e altre sostanze utili per l’organismo delle iene. Questo è probabilmente il motivo per cui agli archeologici sono apparse mordicchiate e rosicchiate, come è tipico del modus operandi di questi ienidi.

Esclusa quindi la teoria del cannibalismo tra Neanderthal formulata dal paleontologo Alberto Carlo Blan. Secondo lo studioso, infatti, i fori praticati e rinvenuti sui crani di alcuni uomini di Neanderthal potevano essere indice di una pratica che ne prevedeva l’estrazione del cervello per essere consumato dagli altri membri del clan.

Conservazione e implicazioni

Ma come è possibile che questi resti siano arrivati intatti fino ad oggi? La spiegazione potrebbe risiedere in alcune cause naturali. La regione del Lazio è una zona vulcanica che, in passato, ha subito non pochi terremoti devastanti. Un terremoto potrebbe aver causato una frana o uno smottamento che, sigillando l’entrata della caverna, avrebbe mantenuto intatti i resti per migliaia di anni (almeno 60 mila). Oltre ai resti di Neanderthal sono stati trovati infatti anche quelli di altri animali oltre che di specie vegetali. Tra questi, spiccano mascelle e crani fratturati di cervi giganti, cavalli, elefanti, orsi e addirittura rinoceronti e uro, una razza ormai estinta.

Quello che più emoziona è sapere che, grazie alla moderna tecnologia, questo probabilmente è solo l’inizio. Gli scavi stanno proseguendo e stanno facendo emergere i resti di una vera e propria comunità di Neanderthal che, con ogni probabilità, è una delle più importanti d’Europa. Le implicazioni? Scoprire sempre di più su questa tappa della nostra evoluzione.

Di Valentina Terrani

Sono una scrittrice da quando ero nel grembo materno. Mi piace capire la vita, la cultura e la narrativa. Vedo la vita come un'opera d'arte in corso, a cui cerco di dare il mio piccolo contributo.