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Quando parliamo di cannabis, parliamo di una pianta molto antica dalle proprietà psicotrope molto utilizzata in tutto il mondo. Al netto delle considerazioni che ciascuno di noi possa fare, ci basiamo solamente sui dati oggettivi: a rifornire di questa sostanza i consumatori è soprattutto il mercato illegale con numeri che oscillano tra i 125 e i 227 milioni. Proprio queste elevate cifre hanno spaccato l’opinione pubblica riguardo alla legalizzazione della cannabis.

Legalizzazione della cannabis, un confronto ancora aperto

La legalizzazione della cannabis è un tema ancora molto caldo. La società, a tutti i livelli, dibatte continuamente, nonostante sia già stata approvata la cannabis legale in Italia, ovviamente coltivazione e vendita sono normati, nel resto del mondo si discute ancora tra proibizionismo e liberazionismo.

Ora, va detto che la cannabis venduta in Italia è quella legale, ovvero, la cannabis sativa, un tipo di marijuana che non contiene THC, la sostanza psicotropa che “sballa”, mentre ha un elevato contenuto di CBD, cannabinoide, che ha numerosi effetti benefici riconosciuti dalla scienza.

Ma torniamo ad altri paesi. Le radici del proibizionismo affondano negli USA e sono frutto, prevalentemente, di scelte politiche. Dobbiamo andare agli inizi del secolo quando l’utilizzo di sostanze psicotrope, quali gli oppiacei, assume connotati immorali. Tale concezione, nata appunto negli USA, si propaga velocemente nel resto del mondo.

Mediante l’Harrison Narcotict Act, del 1914, si proibisce l’uso dell’oppio e della cocaina, ancora la cannabis non è toccata da quest’ondata di proibizionismo che si declina anche nell’uso e vendita di alcol. La lista nera però viene aggiornata con la marijuana nel 1937 con l’approvazione del Marijuana Tax Act.

Attualmente, per quanto concerne la regolamentazione del consumo di droga, l’organismo più competente è la Global Commission on Drug Policy che, nel 2011, in occasione della presentazione del report “War on drugs”, ammise che le politiche proibizioniste attuate erano state decisamente fallimentari e raccomandava agli altri paesi nel mondo di legalizzare l’utilizzo d tale sostanza.

USA, un modello fallimentare

La riflessione che è stata fatta nel 2011 ha ben ragione d’essere. Infatti, come del resto è facile dedurre anche senza aver effettuato studi approfonditi in materia, la proibizione del consumo di cannabis non porta al risultato sperato, ovvero, del calo dei consumi.

Al contrario, si va ad alimentare un mercato illegale di proporzioni enormi. Nel rapporto che abbiamo citato prima, infatti, si ammette come il proibizionismo provochi costi esosi sia a livello civile che economici e sociali. Si tratta infatti di una forma di repressione sociale di massa che elargisce profumati guadagni alle narcomafie e a terrorismo.

Panoramica mondiale sull’uso della cannabis

Immaginiamo ora di avere un drone e di sorvolare diversi paesi del mondo per farci un’idea della situazione legislativa riguardo al consumo di cannabis.

Nella maggior parte di questi il possesso di marijuana è ancora considerato un atto illegale, per esempio in alcuni paesi europei, Giappone, Cina. Per essere onesti sono davvero pochissimi i paesi in cui l’uso della cannabis, intendendo quella con THC, è legale.

Negli USA l’utilizzo delle droghe leggere è strettamente legato al sistema legislativo, del resto mettere d’accordo 52 stati non è semplice. La situazione quindi è attualmente molto variegata e se si intende fare un viaggio negli USA, prima di consumare cannabis è bene conoscere le leggi che ne regolamentano l’uso.

Ma torniamo al focus. Attualmente sono 9 gli stati degli USA in cui è possibile consumare legalmente la cannabis, in 24 è legale a fini terapeutici ma non per uso ricreativo. Solo in 12 stati su 25 l’uso di cannabis con THC superiore all’1%, per scopo terapeutico naturalmente, è concesso.

Uno degli stati in cui l’uso di marijuana viene colpito più pesantemente è il Kansas. Il solo possesso viene punito con 2.500 dollari di ammenda e si rischia perfino il carcere per un anno.

Il proibizionismo non sembra funzionare

Resta quindi ancora il dilemma se la legalizzazione della marijuana sia più o meno efficace nel combattere la criminalità organizzata. Diversi dati dimostrano questa tesi, del resto basta guardare al modello olandese per capire quale sia la direzione giusta.

I Paesi bassi sono praticamente i pionieri nella legalizzazione della marijuana. Grazie a questa strategia il numero degli arresti è crollato per quanto concerne i reati minori legati all’uso di droghe. Ebbene, il dato non va considerato singolarmente ma in un più ampio conteso.

Basti pensare che questo calo di arresti significa meno costi legali, un minor impiego dell’apparato giudiziario rispetto ai paesi dove la marijuana o le droghe leggere in genere non sono ancora state liberalizzate.

Dal canto opposto vi è chi sostiene che la liberalizzazione sia un incentivo al consumo, in realtà però i dati dicono l’esatto contrario.

Il bilancio, quindi, nei paesi dove la cannabis è legale, è positivo. In Italia c’è sicuramente ancora molto da fare, soprattutto dal punto di vista dell’informazione e del pregiudizio. Bisognerebbe uscire dal classico cliché che chi fa uso di marijuana sono giovani trasgressivi e poco di buono, perché ormai a farne l’uso maggiore sono giovani adulti, imprenditori, persone che desiderano trarre benefici dal prodotto e non cercare un momento di trasgressione e fuga dalla realtà.

La cannabis sativa aiuta a conciliare il sonno, produce degli effetti benefici regolando il ritmo sonno-veglia, riduce gli stati infiammatori e attenua l’ansia. Puoi trovare altri approfondimenti sul portale logudorohemp.it, un e-shop che produce cannabis legale biologica di ottima qualità in Sardegna.

Di Valentina Terrani

Sono una scrittrice da quando ero nel grembo materno. Mi piace capire la vita, la cultura e la narrativa. Vedo la vita come un'opera d'arte in corso, a cui cerco di dare il mio piccolo contributo.