kfc

Abbiamo già avuto modo di parlare del nome più importante nel panorama del fast food, il McDonald’s, e la sua storia. Oggi però passiamo a un altro colosso nel campo del cibo made in USA, ovvero del KFC. L’acronimo sta per Kentucky Fried Chicken, rivelando sia la provenienza che il piatto principale sul quale fonda il brand. Ma come è nato il KFC e come è arrivato fino in Italia, negli ultimi anni? Ecco tutto quello che c’è da sapere prima di addentare un’aletta di pollo fritta.

KFC, Kentucky Fried Chicken: le origini

La storia del ristorante di pollo fritto che ormai tutti amiamo inizia alla fine del 1800, più precisamente nel 1890. Questo è l’anno di nascita del creatore, Harland D. Sanders. La sua inclinazione per la cucina, però, non è iniziata come passione, piuttosto come necessità. Orfano di padre dall’età di sei anni, doveva infatti badare alla casa e ai due fratelli minori mentre la madre era a lavoro, e quindi anche cucinare. La povertà gli impedì di proseguire gli studi, ma nonostante questo si impegnò moltissimo nei più disparati lavori: da conduttore di tram a pompiere, fino a diventare assistente legale.

Nel 1930 infine aprì un distributore di benzina nel Kentucky dove pensò bene di mettersi ai fornelli per offrire ai viaggiatori anche un pasto delizioso. La gustosa cucina del sud e l’ambiente familiare fecero sì che presto Sanders accrebbe il suo successo. Per questo motivo optò per aprire un vero e proprio ristorante di fronte al distributore di benzina, l’“Harland Sanders Cafe”. Oggi questo luogo, in quanto luogo natale del KFC, è considerato sito di interesse storico. I meriti culinari di Sanders gli valsero addirittura la nomina di colonnello onorario del Kentucky. 

Negli stessi anni fu inventata la pentola a pressione e Sanders ne trasse ispirazione per progettare un nuovo tipo di friggitrice: la friggitrice ad alta pressione. Così facendo riuscì ad accelerare la preparazione e la cottura del suo pollo fritto, che prima di quel momento impiegava almeno mezz’ora. La stessa ricetta del pollo fritto, col tempo, assunse nuove connotazioni che la resero sempre più speciale e inconfondibile. La ricetta, utilizzata tutt’ora, prevede infatti un mix di ben undici spezie ed erbe, ma resta segreta.

Dagli anni ’50 ad oggi

È a partire dal 1952 che il KFC inizia a espandersi. Quando Sanders aveva già 62 anni, un facoltoso imprenditore e proprietario del più grande ristorante di Salt Lake City. Pete Harman, gli propose di diventare suo affiliato. Dopo una stretta di mano a siglare il patto, Sanders iniziò a guadagnare cinque centesimi per ogni pollo venduto nel ristorante di Harman.

Quando però nuove rotte autostradali misero in crisi Sanders, il cui ristorante rimaneva quindi escluso dal traffico, questi decide di vendere e ripartire da capo. Con soli 105 dollari in tasca, dopo aver pagato i debiti, non si perse d’animo. Cercò altri affiliati e, tra una notte passata a dormire in macchina e l’altra, risorse dalle ceneri. Grazie a un impegno costante e mirato, dodici anni dopo, nel 1964, Sanders poteva contare 600 ristoranti KFC tra Canada e USA. Completata la sua “missione”, mise in vendita l’azienda senza smettere di rappresentarne il volto. Negli anni ’70 il brand passò alla Pepsi.

Nel 1976 si impegnò a visitare ogni singolo ristorante KFC nel mondo, portandolo al secondo posto nella classifica mondiale dei personaggi più famosi. Quando morì, all’età di 90 anni, nel 1980, potè decisamente dirsi soddisfatto.

Oggi il KFC, acquisito da Yum! Brands, è uno dei principali colossi del mondo del fast food, con 18 mila ristoranti in 115 Paesi.  Non tutti sanno che negli anni ’70 era presente un KFC a Napoli, ma durò poco. Per anni, infatti, gli unici ristoranti KFC presenti in Italia erano quelli all’interno di due basi militari americane (in Sicilia e in Campania). Ufficialmente KFC è tornato in Italia nel 2014, prima a Roma e poi a Torino. Tutt’oggi la ricetta delle spezie è segreta e detenuta da due aziende diverse, metà ciascuna.

Di Valentina Terrani

Sono una scrittrice da quando ero nel grembo materno. Mi piace capire la vita, la cultura e la narrativa. Vedo la vita come un'opera d'arte in corso, a cui cerco di dare il mio piccolo contributo.