Legge di Bilancio, instabilità politica e crisi finanziaria non fanno bene alle tasche degli italiani. In Europa non ci guardano con fiducia e siamo tutti spaventati del fatto che la situazione economica del nostro Paese peggiori ulteriormente. Sentiamo spessissimo parlare di azioni e titoli di Stato che vengono venduti prepotentemente appena l’aria comincia a cambiare e di spread che sale a livelli altissimi. Cosa vuol dire in parole semplici? Che agli occhi degli investitori stranieri siamo una bomba pronta a esplodere! Per questo piuttosto che parlare di rendimento btp, ultimamente si sta parlando di un nuovo prodotto finanziario e di investimento, chiamato CIR che dovrebbe combattere lo spettro terribile dello spread.
Lo spread, cosa preoccupa gli investitori
Cosa preoccupa chi deve investire dall’estero? Sicuramente il debito italiano e la sua entità, che spaventa chi vive fuori e anche, onestamente, gli italiani. Stando ai numeri di Bankitalia relativi al 2018, su più di 2.300 miliardi di debito pubblico, praticamente il 30% viene gestito da chi investe dall’estero. Questo vuol dire che le famiglie e le aziende nostrane hanno una quota minore del 5%. Ecco perché il governo sta studiando un modo per tornare a coinvolgere le famiglie e le imprese, storicamente le due categorie di maggiori investitori del nostro Paese. Dopo i PIR, acronimo che sta per Piani individuali di risparmio, creati con la Legge di Stabilità 2017 a sostegno delle PMI, si sta vagliando un nuovo strumento, ovvero i CIR, conti individuali di risparmio.
CIR, cosa sono e come funzionano
I CIR rappresentano uno strumento con cui incentivare e spingere i contribuenti ad accrescere i propri investimenti in Btp. Un modo, quindi, per convincere i risparmiatori del nostro Paese ad acquistare i titoli del Tesoro andando a eliminare completamente le tasse sugli acquisti del Btp da parte dei privati e garantendo un credito di imposta fisso al 3,5% contro il 12,5% attuale. Oggi, comunque, i titoli di Stato godono già di una tassazione agevolata – pari al 12,5% – contro il 26% previsto sul capital gain in altre circostanze come le azioni.
A cosa servono i CIR
Dunque, i conti individuali del risparmio vorrebbero rappresentare uno strumento di investimento che possa tornare a spingere famiglie e imprese italiane ad acquistare titoli di Stato. I CIR rispetto ai PIR hanno per oggetto i bond governativi, mentre i PIR vogliono veicolare gli investimenti verso le PMI. Uno strumento per provare a fidelizzare gli italiani in un periodo medio lungo e alzare l’asticella della fiducia degli investitori.