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Instagram e i social, ma non solo, sono pieni di bot che automatizzano una serie di funzioni forzando il meccanismo. Le persone hanno iniziato a conoscere il mondo dei bot proprio da questo ma in realtà queste automatizzazioni fanno già parte della nostra quotidianità sotto tanti punti di vista: basti pensare alla quantità di aziende che hanno implementato questi robot con risposte automatiche sia sui social che sui siti internet. Con bot per il web possiamo pensare a sistemi automatizzati che comunicano sia su HTTPS che su http interagendo in modo chiaro in base a determinati input, tanto da riuscire ad imitare una serie di comportamenti umani. Perché hanno avuto successo? I bot automatici, utilizzati ad esempio da molte aziende, permettono di ridurre i costi di gestione del servizio clienti investendo su un programma in grado di risparmiare del lavoro umano. Lo stesso sistema può essere utilizzato per creare automaticamente contenuti sui social, che siano like, commenti o altre tipologie di pubblicazioni o interazioni. Ma come riconoscerli? Abbiamo selezionato 5 trucchi che possono aiutarti a capire se hai a che fare con un vero utente o con un bot.

  1. Impronta del browser – il primo punto che può aiutarti a capire è legato a questo tema. I browser riescono a mostrare un numero davvero elevato di dettagli ma anche a recuperare le stesse informazioni tramite cookie. I parametri stabili che riesce a dare l’impronta del browser sono la tipologia di piattaforma, il fuso orario, la memoria, se il browser ha un touch screen ma non è tutto! I bot cercano di creare una impronta di navigazione estremamente generica per cercare di camuffarsi e sembrare un vero e proprio utente.
  2. Indirizzo IP – i bot più complessi e articolati riescono ad indirizzare il traffico tramite reti proxy per poter cambiare il loro indirizzo IP. Perché? La maggior parte dei siti utilizza la limitazione della velocità basandosi proprio sull’indirizzo IP. C’è anche da capire che ogni indirizzo IP ha una sua reputazione online; questo perché i webmaster comprendono quando il traffico arriva da un datacenter e lo considera automatizzato. Nessun utente tradizionale e umano utilizza un server cloud per instradare il traffico e per questo motivo chi lotta contro i bot spesso blocca gli indirizzi ip mobili. I proxy 4G sono in grado di rendere inefficaci i blocchi IP; per chi non li conoscesse si tratta di un intermediario tra server e utente. Conosciuto anche come “Server proxy” fa da ponte tra server e account.
  3. Framework di automazione – un dettaglio importante è la tipologia di comportamento che un vero e proprio utente ha; i bot più avanzati si comportano in modo particolare e i più esperti con attenzione possono riconoscerli, basti pensare alla modalità di movimento del mouse che può provare a simulare la scelta umana ma quasi mai ne è davvero in grado.
  4. Hosting – i bot vengono ovviamente ospitati da qualche parte e solitamente quelli web vengono inseriti all’interno di un cloud. A differenza degli utenti che navigano tramite PC o smartphone, i bot hanno quindi questa caratteristica particolare che li identifica.
  5. Comportamenti – ultima modalità per riconoscere i bot rispetto agli utenti umani è controllare i comportamenti. Le persone utilizzano mouse, tastiera o touch screen in modo organico e semplice, i bot invece tendono a muoversi in modo non ordinario.

Proxy 4g: può essere utile per la tua azienda?

Tralasciando il tema bot che spesso viene visto negativamente, il proxy 4g può rivelarsi utile per la tua azienda. Come collegamento tra utenti e internet, il server proxy fa da intermediario collegando gli utenti alla pagina web finale tramite un indirizzo IP. Sono utili per la tua azienda perché fanno da filtro andando a proteggerti da minacce come malware. Per la tua azienda quindi possono aiutarti perché migliorano la sicurezza, proteggono da minacce online e bilanciano il traffico evitando blocchi ai server ma soprattutto ti aiutano a risparmiare la larghezza di banda memorizzando i file utili nella cache.

Di Valentina Terrani

Sono una scrittrice da quando ero nel grembo materno. Mi piace capire la vita, la cultura e la narrativa. Vedo la vita come un'opera d'arte in corso, a cui cerco di dare il mio piccolo contributo.