Gli impianti di una casa sono soggetti al deterioramento causato dal tempo. Questo causa dei malfunzionamenti che richiedono un intervento tecnico, anche per scongiurare possibili danni a persone o cose. Anche l’impianto elettrico, naturalmente, rientra in quegli impianti che necessitano controllo e manutenzione.
La certificazione dell’impianto elettrico, quindi, serve proprio a rendere gli impianti più sicuri ed evitare che si verifichino degli incidenti domestici causati dal cattivo funzionamento di questi sistemi. La Legge 46/90 ha sancito l’entrata in vigore di questa certificazione. In seguito, questa norma è stata modificata e cambiata con la Legge 37 del 22 gennaio 2008 (DM 37/08) e da ulteriori cambiamenti relativi al Decreto del 19 maggio 2010.
Il certificato dell’impianto elettrico va redatto sia quando vengono attuati interventi di realizzazione, rifacimenti e, come già accennato, manutenzione. Approfondiamo l’argomento di seguito, grazie all’aiuto dell’elettricista a Firenze che puoi consultare qui.
Come redigere il certificato di conformità dell’impianto elettrico
Devono essere compilate 3 copie, timbrate e firmate, di questo importante documento. Una delle copie rimane al proprietario dell’abitazione, una va lasciata all’impresa che si occupa dei lavori, mentre per la terza occorre recarsi al Comune di competenze e lasciarla allo Sportello Unico dell’Edilizia. Sono previste delle sanzioni per la ditta che non rilascia la certificazione e variano da un minimo di 1.000,00 € ad un massimo di 10.000,00 €.
Per garantire i giusti controlli, lo Sportello Unico dell’Edilizia invia una copia del certificato alla Camera di Commercio alla quale è iscritta la ditta che ha effettuato l’intervento. La stessa Camera di Commercio, se richiesta, è tenuta a fornirne una copia al proprietario dell’abitazione o a chi possiede diritti sull’immobile. Naturalmente, bisogna presentare dei documenti che attestano questi diritti sull’abitazione.
Servono, infatti, documento di identità e documentazioni relative all’abitazione in questione come il certificato di proprietà, il contratto di affitto, e cosi via.
Chi può rilasciare la certificazione di conformità di un impianto elettrico
Questa responsabilità concerne l’azienda che si è occupata del lavoro. La firma e il timbro sulla dichiarazione vanno posti sia dal rappresentante legale della ditta che dal responsabile tecnico.
Il progetto, nel caso di adeguamento dell’impianto, va firmato esclusivamente dal responsabile tecnico o da un ingegnere, geometra o altro professionista regolarmente iscritto al relativo Albo di appartenenza. Inoltre, ci sono altre regole da rispettare a riguardo. Infatti, il professionista deve obbligatoriamente aver esercitato la professione per cinque anni nel settore di posa di componenti elettrici. Anche per il responsabile tecnico dell’azienda vale la regola dei cinque anni nel ruolo in quel settore impiantistico.
Dati i diversi cavilli tecnici che regolano il rilascio di una certificazione per l’impianto elettrico, si suggerisce di provvedere a fare richiesta del documento in anticipo rispetto all’avvio dei lavori da dover effettuare.
Quanto costa richiedere la certificazione dell’impianto elettrico
Non c’è un costo fisso e preciso per la certificazione degli impianti elettrici. Questo, infatti, cambia in base al tariffario di ogni ditta e da diversi altri fattori come:
- la complessità dell’impianto;
- il bisogno di lavori di adeguamento;
- richieste specifiche effettuate dalla ditta o del professionista.
Il costo, invece, è gratuito quando un impianto elettrico viene realizzato ex novo. In questo caso è la stessa ditta a dover obbligatoriamente rilasciare il certificato. Per conoscere il costo nei dettagli occorre richiedere un preventivo al quale seguirà una valutazione e un verifica delle condizioni dell’impianto. Si consiglia di chiedere i preventivi esclusivamente a professionisti affidabili.
Dichiarazione di confotmità e rispondenza: quali sono le differenze
Molte volte si crea confusione tra la certificazione di conformità e la dichiarazione di rispondenza. Occorre chiarire che esiste una differenza netta che distingue questi documenti.
Mentre i certificati di conformità, come abbiamo visto all’inizio dell’articolo, sono regolamentati dalle normative in vigore, la dichiarazione di rispondenza viene emessa secondo regolamenti tecnici. Quindi, quest’ultimo documento viene rilasciato solamente se gli impianti sono stati creati tra l’entrata in vigore delle Leggi citate inizialmente, ovvero Legge 46/90 del 1990 e DM 37/08 del 2008.